Francesco Guccini
Amerigo
Testi Musicali Letras de Canciones

Amerigo [7'03] 
Libera nos Domine [4'36] 
100, Pennsylvania Ave. [6'35] 
Eskimo [8'18] 
Le cinque anatre [3'46] 
Mondo Nuovo [5'12] 


Amerigo 

Probabilmente uscì chiudendo dietro a sé la porta verde.
Qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d'orzo.
Non so se si girò, non era il tipo d'uomo che si perde
in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo.
Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio,
o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola;
colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio:
un cinto d'ernia che sembrava una fondina per la pistola,
ma quel mattino aveva il viso dei vent'anni, senza rughe
e rabbia ed avventura, e ancora vaghe idee di socialismo.
Parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
e per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: il fatalismo.
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina,
e già sentiva in faccia l'odore d'olio e mare che fa Le Havre
e già sentiva in bocca l'odore della polvere della mina.
L'America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata;
l'America era Atlantide, l'America era il cuore, era il destino;
l'America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata;
l'America era il mondo sognante e misterioso di Paperino;
l'America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
perduto un paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache,
un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra.
Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino:
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello!
E Pàvana un ricordo lasciata tra i castagni dell'Appennino,
l'inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello
e fu lavoro e sangue, e fu fatica uguale mattino e sera,
per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani, nella miniera
sudore d'antracite, in Pennsylvania, Arkansas, Tex, Missouri.
Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita.
L'America era un angolo, l'America era un'ombra, nebbia sottile;
l'America era un'ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita,
e dire boss per capo, e ton per tonnellata, raif per fucile.
Quand'io l'ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio;
sprezzante con i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo,
e non capivo che quell'uomo era il mio volto, era il mio specchio,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo.


Libera nos Domine 

Da morte nera e secca, da morte innaturale, da morte prematura, da morte industriale;
per mano poliziotta di pazzo generale, diossina o colorante, da incidente stradale;
Dalle palle vaganti di ogni tipo e ideale, da tutti questi insieme e da ogni altro male
libera, libera, libera, libera nos, Domine!
Da tutti tutti gli imbecilli d'ogni razza e colore, dai sacri sanfedisti e da quel loro odore;
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore, da visionari e martiri dell'odio e del terrore;
da chi ti paradisa dicendo: è per amore, dai manichei che ti urlano O con noi o traditore!
libera, libera, libera, libera nos, Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti, da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti;
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi, dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti;
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti, dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti
libera, libera, libera, libera nos, Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura, dai preti d'ogni credo, da ogni loro impostura;
da inferni e paradisi, da una vita futura, da utopie per lenire questa morte sicura;
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura, da fedeli invasati d'ogni tipo e natura
libera, libera, libera, libera nos, Domine!


100, Pennsylvania Ave. 

La strada dalla Pennsylvania Station sembrava attraversasse il continente
come se non tornasse più all'indietro ma andasse sempre avanti ad occidente,
fra tombe in ferro-vetro, pianura, pali e gente.
E indietro invece e in fretta ci tornai, ma in certi miei momenti forse oziosi
mi chiedo dove sei e che cosa fai e come passi i tuoi giorni noiosi,
io che non ti risposi in questa casa mia che sai e non sai.
E immagino tu e lui, due americani sicuri e sani, un poco alla John Wayne
portare avanti i miti kennedyani e far scuola agli indiani:
amore e ecologia lassù nel Maine.
E là insegnare alla povera gente per poco o niente, vita quasi pia,
fingendo, o non sapendo proprio niente di quello che può ancora far la CIA,
santi dell'occidente per gli USA, e così sia.
Mi ha detto chi t'ha vista là da poco che sei rimasta quella che eri allora,
un po' più vecchia ma quasi per gioco, e forse solo appena un po' signora:
vorrei vederti ora perché il ricordo mi diventa fioco,
e provo a immaginare in un momento per ridere di stare qui con te,
ma sarebbe poi stato un cambiamento? Ci penso ma non sento
che un altro ancora ai soliti perché.
Però tu sai che è il gioco di un istante perché da allora già lo sentivamo
che possibilità ce ne son tante per quei due tipi che allora eravamo:
io son quasi importante... tu cosa sei, e chi siamo?
Ma forse almeno tu l'hai conservato quell'ideale che avevamo in testa,
probabilmente invece mi ha lasciato: ogni cosa alla lunga mi molesta
e cerco un'altra festa... e poi le feste in fondo mi han stancato.
Poi erano ideali alla cogliona, fatti coi miti del '63:
i due Giovanni e pace un po' alla buona, Ramblas di Barcellona,
la prima crisi dura dentro me.
Io credo che sappiamo che è diverso: se le cose son state poi più amare
le accetti, tiri avanti e non hai perso se sono differenti dal sognare
perché non è uno scherzo sapere continuare.
E scusami se sono qui a pensare a te, alle tue parole e ai tuoi sorrisi,
come il matto fra carte da giocare può risolvere un attimo di crisi,
anche se allora smisi ora vado... e via andare.
Non voglio far felice proprio adesso tua madre che odiò l'italiano istrione
quando disse a tuo padre che era un fesso, lui e il liberal-progresso e urlò Rivoluzione!
Son cose spero che perdonerai com'io ti ho perdonato ormai a quest'ora
come se fossi solo un piantaguai, il but I love him che gli urlasti allora
così ti canto ancora in questa casa mia che sai e non sai.


Eskimo 

Questa domenica in settembre non sarebbe pesata così;
l'estate finiva più nature vent'anni fa o giù di lì.
Con l'incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci in tasca l'Unità,
la paghi tutta, e a prezzi d'inflazione, quella che chiaman la maturità.
Ma tu non sei cambiata di molto, anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché.
Ma tu non sei cambiata di tanto e se cos'è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent'anni allora? E i quasi cento adesso capirai?
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà:
non era la rivolta permanente, diciamo che non c'era e tanto fa;
portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò.
E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più.
Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent'anni fa.
Ricordi? Fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale:
credevo che Bologna fosse mia, ballammo assieme all'anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò,
ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai.
Perché mi amavi non l'ho mai capito, così diverso da quei tuoi cliché;
perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me?
Infatti i fiori della prima volta non c'erano già più nel '68:
scoppiava finalmente la rivolta, oppure in qualche modo mi ero rotto;
tu li aspettavi ancora ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch'io mi ribellavo... cioè, sognando Dylan e i provos,
e Gianni ritornato da Londra a lungo ci parlò dell'LSD:
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak.
E noi non l'avevamo mai fatto, e noi che non l'avremmo fatto mai
quell'erba ci cresceva tutt'attorno, per noi crescevan solo i nostri guai.
Forse ci consolava far l'amore ma precari in quel senso si era già:
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla boia d'un Giuda e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia.
E adesso che potremmo anche farlo, e adesso che problemi non ne ho...
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può,
e adesso che sappiamo quasi tutto, e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'hi-fi.
Diciamolo per dire, ma davvero, si ride per non piangere perché
se penso a quella ch'eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là.
Sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità
perché a vent'anni è tutto ancora intero, perché a vent'anni è tutto chi lo sa.
A vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età.
Oppure allora si era solo noi, non c'entra o meno questa gioventù
di discussioni, caroselli, eroi: quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu.
E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante, via, distrattamente a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici: gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s'è perso o no a quei fatti,
ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io come sempre, faccio quel che posso; domani poi ci penserò se mai.
Ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre, e poi saran le ultime oramai...


Le cinque anatre 

Cinque anatre volano a sud: molto prima del tempo l'inverno è arrivato.
Cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato.
Nessun rumore sulla taigà: solo un lampo, un istante ed un morso crudele:
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere.
Quattro anatre volano a sud: quanto dista la terra che le nutriva?
quanto la terra che le nutrirà e l'inverno già arriva.
Il giorno sembra non finire mai, bianca fischia ed acceca nel vento la neve:
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve.
A cosa pensan nessuno lo saprà: nulla pensan l'inverno e la grande pianura,
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura.
E il branco vola, vola verso sud: nulla esiste più attorno se non sonno e fame:
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare.
Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo arrivare,
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare!
Mondo nuovo 

Corre veloce, ma in che senso il nostro tempo sconosciuto
e strano; e i nostri occhi spaventati guardano ciò che ci circonda
e non sanno credere ad un tecnico sortilegio che pian piano e indifferente ci rapina
e ci trascina verso una realtà che non vedremo mai,
(fra entità sconosciute e computers) che non vedremo mai,
(fra le schede cifrate e le città) che non vedremo mai.
E corre l'uomo confuso verso ciò che neanche lui capisce
chi ha programmato la sua vita non sa chi sia e dove; ma che importa, se solo questo
lo fa già dubitare del suo equilibrio e aperta è già la strada oscuramente
verso una nuova realtà che non capirà mai,
(fra entità sconosciute e computers) che non capirà mai,
(fra le schede cifrate e le città) che non capirà mai.
E non sapremo perché e come siamo di un'era in transizione
fra una civiltà quasi finita ed una nuova inconcepita
e quasi nessuno ormai più crede quale mai sarà la nuova fede,
quali mai saran le nuove mete che spegneranno la nostra eterna sete
di poter essere sé.
Anche se poi qualcuno soccomberà io non so dire chi fra noi due sarà
quest'uomo nuovo che noi non vedremo mai,
(fra entità sconosciute e computers) noi non vedremo mai,
(fra le schede cifrate e le città) noi non vedremo mai.

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